Capasoni pugliesi
I capasoni pugliesi, dal termine dialettale “capase” (cioè capace), sono dei recipienti di creta di colore giallo ocra o giallo bruno di capacità variabile (da pochi litri fino a 300) utilizzati anticamente come contenitori di vino, olio extra vergine d’oliva e acqua, per via della loro capacità di mantenere costante la temperatura al loro interno senza che il contenuto si alterasse.
I capasoni pugliesi: da contenitori ad oggetti di arredo
- In passato, quando non esistevano ancora le cantine sociali, i capasoni sostituivano le botti e venivano utilizzati per contenere il vino prodotto dopo la vendemmia ma anche cibi solidi come fichi secchi, funghi sott’aceto e olive in salamoia.
- Il capasone veniva sigillato con un piatto di creta fissato con una mistura di calce e cenere (solo in questo modo si evitavano infiltrazioni dall’esterno).
- Nel basso veniva invece fissato un piccolo rubinetto chiamato “cannedda” o un turacciolo chiamato “pipolo”. Dopo l’utilizzo, il capasone, per poter esser impiegato di nuovo, veniva lavato con acqua e tufo macinato con l’ausilio di una spazzola. Sopra quest’ultima erano fissati dei ciuffi di mirto, timo ed altre essenze profumate.
Per anni i capasoni sono stati impiegati anche durante il commercio di vino e olio nel Mediterraneo.
Dai primi anni 2000, queste tradizionali giare sono diventate anche un bellissimo oggetto di design molto richiesto per ornare ville e giardini. Non mancano testimonianze di capasoni anche in resort lussuosi, persino in America. In effetti, questo oggetto riesce ad abbinarsi perfettamente in un giardino come vaso di fiori oppure in un salotto per donare all’ambiente un’atmosfera d’altri tempi.
I capasoni si distinguono da altri contenitori come le giare siciliane che hanno una forma più tozza e più capace, dall’orcio ligure che ha un colore giallo più chiaro, dagli orci toscani che hanno colore più rossiccio e da quelli umbri che sono più chiari e affusolati.
I Menhir nel Salento
Testimoni silenziosi delle prime espressioni del sentimento umano, di un passato che ancora non conosceva la civiltà messapica, sono i Menhir disseminate in Salento, la cui origine e funzione restano avvolte da un’aura di mistero.
Le Pajare in Salento
Le Pajare dette anche "caseddhi", ma pure "pagghiari" o "furni" sono delle particolari costruzioni tipiche presenti in Salento e sono considerate abitazioni tipicamente rurali e realizzate con la tecnica del muro a secco. Inoltre rispettano i canoni della bioedilizia perché l'utilizzo di materiale naturale come la pietra non incide sull’ambiente diventando un vero e proprio prodigio d’ingegneria.
I Dolmen nel Salento
Difficile spiegare l'amore travolgente per questo luogo così straordinario, terra fatta di paesaggi, colori e misteri: il Salento che ha radici molto antiche, addirittura preistoriche. Partiamo precisamente dal IV millennio a.C. con la nascita dei Dolmen nel territorio del Salento.