Borgo Egnazia: I Mercatini di Natale nell’hotel più bello del mondo
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In Puglia tantissimi sono i mercatini e i villaggi di Natale che animano le festività salentine. Si tratta di una serie di eventi, allestimenti, spettacoli che offrono un’opportunità di divertimento per grandi e piccoli.
Alcuni di loro, a mio parere, si distinguono per la loro tradizione e partecipazione tanto da rientrare tra quelli più belli della regione.

Mercatini di Natale a Borgo Egnazia
Il Natale si avvicina e con sé porta l’atmosfera magica e calda che lo caratterizza e che avvolge anche Borgo Egnazia, a Savelletri di Fasano, uno dei luoghi più belli della Puglia, un trionfo di bellezza, storia e gastronomia, pronto a farvi vivere una fiaba natalizia.
La struttura è interamente costruita in tufo, la pietra locale e tagliata a mano dalle sapienti mani dei mastri tufai e infine grazie all’architetto e scenografo Pino Brescia che si è ispirato all’architettura delle masserie e dei villaggi rurali pugliesi, alla natura e alla semplicità, si è riusciti a raggiungere un turismo d’elite.
Borgo Egnazia: la struttura
L’imponente struttura è la regina incontrastata dell’accoglienza pugliese, che fonde tradizione e innovazione, contemporaneità e autenticità, semplicità e maestosità.
Le camere sono suddivise in tre categorie: La Corte, il Borgo, le Ville. Inoltre troviamo due spiagge private, all’interno delle quali si trova il centro Water Sport e La Fonte ideale con tre grandi piscine esterne, una piscina interna riscaldata, tre campi da Tennis e un campo a 18 buche affacciato sul mare, situato al confine tra l’antica città archeologica di Egnathia e il porticciolo di Savelletri. Il percorso si snoda tra i profili rocciosi del mar Adriatico, nella distesa della vegetazione mediterranea ed i campi coltivati ad ortaggi ed ulivi secolari.
Infine l’elegante spa il quale accompagna i visitatori in un percorso sensoriale tra emozioni e sport con un allentamento quotidiano all’aria aperta per ritrovare istinto e naturalezza. Insomma, un perfetto mix che riesce a combinare le più genuine tradizioni locali a servizi di altissimo livello.
La spettacolare location, capace di regalare intense emozioni, è la meta ideale per chi vuole trascorrere le festività tuffandosi nei sapori e nelle antiche tradizioni pugliesi.
Un luogo unico che assume ancora i valori di una volta e trascorrono in perfetta sintonia con il territorio ed un paesaggio mozzafiato.
I Mercatini di Natale a Borgo Egnazia: l’evento
Borgo Egnazia ospiterà i “Mercatini di Natale”, un evento che vi trasporterà in una festa di colori, sapori e allegria e che sarà aperto a tutti e non solo agli ospiti che soggiornano nella struttura.
Qui i visitatori potranno vivere l’emozione di passeggiare tra i suggestivi vicoli, fare shopping tra le bancarelle e quindi entrare in alcune delle “casette” trasformate per l’occasione in piccole botteghe in cui scoprire l’artigianato pugliese: ricami e merletti, ceramiche, o degustare i sapori tipici come pettole, caldarroste, frittelle, biscotti e dolci tra il profumo del vin brulè, dello zucchero filato, altri prodotti dei nostri talenti locali e alcuni tra i migliori vini pugliesi.
Le luci, i falò e la musica animeranno la grande Piazza, cuore di Borgo Egnazia, che faranno da cornice a questo meraviglioso dipinto.
E per una full immersion nel clima di festa tipicamente pugliese, anche qualche coccola alla Vair Spa, un ottimo compromesso, una proposta di soggiorno infatti, che combina tra loro le unicità del territorio e quelle della struttura stessa.
E per concludere in bellezza, al ristorante La Frasca, l’autentica trattoria pugliese di Borgo Egnazia, con il piacere di una cena tradizionale, è un’occasione unica per riscoprire le profonde radici contadine della cucina pugliese.
Con l’arrivo di Dicembre si rinnova il tradizionale appuntamento con uno degli eventi folkloristici natalizi più importanti dell’anno, che proprio nel Salento trova la sua massima rappresentazione. Che Natale sarebbe senza il presepe? Soprattutto nel nostro Salento, è ancora viva e molto sentita la tradizione di allestire nelle proprie case il presepe. Questo è considerato un elemento straordinariamente poetico e romantico, a differenza del più recente albero di Natale, che rimanda all’elemento profano e consumistico della festa.
Per l’occasione non c’è comune salentino che non organizzi un presepe artistico o vivente che sia, per festeggiare degnamente l’arrivo della festa.

Le origini del presepe in Salento
- Storicamente, il merito di avere “inventato” il presepe, venne attribuito a San Francesco il quale si rifece alle sacre rappresentazioni che, fin dal primissimo Medioevo, venivano inscenate in chiesa durante la liturgia della notte di Natale. Il Santo dei poveri riprodusse la scena della Natività a Greccio, piccolo paesino in provincia di Rieti, nel 1223, secondo la testimonianza di San Bonaventura, con personaggi in carne ed ossa, per rendere più vicino anche alle persone umili e semplici e agli analfabeti, che non potevano leggere le Sacre Scritture, il miracolo della nascita di Gesù.
- L’usanza di allestire dei presepi artistici divenne così popolare che presto tante altre chiese vi aderirono, creando ognuno, un proprio presepe particolare ed unico.
I presepi nel Salento
Il Salento vanta un invidiabile primato in fatto di presepi, conservando una tradizione antichissima. Il primo presepe artistico del mondo, infatti, sarebbe stato realizzato a Lecce da San Francesco nel 1222. Il Santo tornando da un viaggio in Oriente, si sarebbe fermato a passare le feste a Lecce. Qui, avrebbe realizzato un presepe artistico con statue in terracotta, un anno prima del “presepe vivente” di Greccio.
Presepi, di tutti i tipi, viventi, artistici, meccanici, piccolissimi ed enormi, sono realizzati in ogni angolo della nostra provincia. Nelle stradine dei borghi, nelle chiese, nelle piazze, nelle masserie di campagna, nei “trappeti”, nelle cave e sui promontori delle Murge salentine, nelle grotte in riva al mare, se non addirittura in fondo al mare.
I presepi solitamente sono caratterizzati da un percorso a piedi che permette di rivivere e riscoprire le antiche tradizioni ed i mestieri che hanno contrassegnato l’epoca in cui nacque il Bambinello. Il cammino, dall’atmosfera suggestiva e magica, si mescola alle dolci arie dei canti di Natale eseguite spesso dal vivo, che conduce alla grotta di Betlemme in una festa continua di luci, colori e suoni dati dai fragori e le gesta dei figuranti in costume.

Il Natale è la festa più magica dell’anno che porta con sé infinite tradizioni, riti, leggende, proverbi e detti popolari, che uniscono il sacro al profano. È sicuramente la festività più sentita ed è innanzitutto un momento di aggregazione e unione da trascorrere con i propri cari: io stessa, salentina, non manco per essere in compagnia, in quei giorni, della mia famiglia! Il periodo natalizio è perciò un periodo congeniale per vivere e visitare il Natale in perfetto stile pugliese, soprattutto a tavola.
La preparazione di cibi tipici del periodo natalizio è un pensiero che assilla le nonne salentine ben presto! Facciamo allora un tuffo nel Natale del passato, per vedere come questa festa veniva vissuta dai nostri antenati. Secondo la tradizione, i piatti del pranzo di Natale dovevano essere tredici anche se, in passato, le condizioni economiche della famiglia non erano certo molto buone ed allora si contavano anche gli ingredienti per poter arrivare al canonico numero tredici. Sicuramente non potevano mai mancare ciciri e tria, i purciddhuzzi e le ncarteddhate.

Purciddhuzzi
I purciddhuzzi, così chiamati perché essi avevano la forma del muso di un porcellino, con un impasto simile alle cartellate e aromatizzato agli agrumi, fritti in olio bollente e decorati con confettini, sono una ricetta di derivazione persiana, portata dagli Arabi in Spagna e poi dagli Spagnoli in Puglia.
Ncarteddhate
Le ncarteddhate, dal nome “incartocciate” e dalla forma arabesca, sono spirali di pasta dolce fritte e poi immerse nel vino cotto. La loro forma ricorda una rosa ma la tradizione le associa anche all’aureola di Gesú Bambino. Anche queste fritte e poi “confettate” e cioè passate nel miele riscaldato e poi cosparse di zuccherini, erano servite insieme ad altri dolci, come gli anisetti, che erano dei piccoli e policromi confetti, simili a chicchi di grano. Si possono gustare fragranti mentre si fa shopping natalizio alla Fiera di Santa Lucia o a quella dei Pupi in piazza Sant’Oronzo, due momenti fondamentali del Natale leccese. Alcuni studiosi fanno derivare questo dolce da una specialità marocchina, anzi dal dolce più tipico del Marocco, la cebakeia, preparato durante il periodo del Ramadan.

Pesce di pasta di mandorle
Ulteriore usanza culinaria della Vigilia è il pesce fatto con la pasta di mandorle che richiamava il Cristo, rappresentato nell’iconografia cristiana dei primi secoli con il simbolo del pesce, che molto spesso compariva nelle catacombe dove si rifugiavano i cristiani perseguitati. Attraverso questa golosità facciamo un salto all’indietro nella storia dell’Italia meridionale poiché le sue origini risalgono al ‘700 ed è considerata un dolce diplomatico che le monache preparavano per farne dono a cardinali, vescovi e personaggi importanti. E fu proprio la nobile badessa Anna Fumarola del monastero benedettino di San Giovanni Evangelista a Lecce a introdurre l’uso della farcitura del pesce di mandorle con la “faldacchiera”, una crema di uova e zucchero.
Sembra incredibile ma ancora oggi il migliore Pesce di Natale lo producono proprio loro, le monache di clausura di questo convento di via delle Benedettine 4, fondato nel 1133 dal normanno Conte Accardo. I veri leccesi conoscono bene questo indirizzo e nei giorni prima di Natale fanno la fila alla porticina laterale del convento, una sorta di pellegrinaggio del gusto e della tradizione.
Le pittule
Secondo la tradizione pugliese, a Natale non possono di certo mancare le “pittule” a tavola! Queste possono essere semplici oppure dolci, zuccherate e ripiene di mela, o ancora salate ripiene di cavolfiore lesso, di cime di rape lesse o con pomodorini, cipolla, olive nere e peperoncino, o ancora con pezzetti di acciughe sotto sale. Le pittule, ottime se mangiate calde, appena tolte dall’olio di frittura, potevano essere accompagnate da lu cottu, cioè il vin cotto, e, insieme alle pucce e ai taraddhi, accompagnavano tutto il periodo natalizio.

I mostaccioli
“Li Mustazzoli” o Mostaccioli sono i biscotti simbolo del Salento e testimoniano il passaggio, nel tacco d’Italia, della popolazione araba. Si tratta di una vera e propria specialità locale, fiore all’occhiello delle fiere e delle feste patronali dove si possono incontrare artigiani del posto con le loro bancarelle, dove acquistare o assaggiare queste delizie che, fin da fine Ottocento, di generazione in generazione, rappresentano un must della loro produzione e della pasticceria salentina. I Mostaccioli sono dolci di origine araba e la loro preparazione non prevedeva l’uso del lievito. Questi biscotti, che in altre zone del Meridione d’Italia sono tipicamente natalizi, nel Salento si possono gustare in qualsiasi momento dell’anno e sono l’ideale per la prima colazione, la merenda o il fine pasto, accompagnati da un ottimo bicchiere di vino o di liquore.
Il Natale pugliese a tavola: 7, 24 e 25 dicembre
Solitamente, il 7 dicembre, vigilia dell’Immacolata, molte famiglie ancora osservano il digiuno, con l’unica infrazione di consumare il pranzo con una puccia, pane bianco e spugnoso, condito con tonno e capperi e le pittule.
Il cenone della Vigilia è un’istituzione. I preparativi iniziano già qualche giorno prima, la tavola viene imbandita con tovaglie di colore rosso e argento/oro, e si serve un menu a base di pesce: spaghetti con le cozze o risotto ai frutti di mare; la tradizione vuole il baccalà come secondo e innumerevoli contorni.
Il pranzo del giorno di Natale è a base di carne: dopo una classica pasta al forno o al sugo/ragù, l’agnello con le patate è il pezzo forte.
Il 26, il giorno di Santo Stefano, molte famiglie si concedono un brodo depurativo dopo le abbuffate dei giorni precedenti. Per le famiglie più tenaci, c’è ancora spazio per un altro pranzo!
La penisola Salentina è stata per secoli la “porta d’Italia”, un territorio di frontiera, dove le vicende storiche hanno influito sulla trama del tessuto insediativo ed hanno determinato architetture che ancora oggi si impongono per la loro monumentalità. Le antiche torri costiere disseminate nel Salento sono alcune delle testimonianze storiche più importanti del periodo in cui la regione rappresentava la frontiera d’Europa, il ponte del mondo occidentale per l’Oriente.
Sarà l’incrocio tra cielo e mare, sarà che raccontano una storia lontana, sarà quel pizzico di selvaggio che ancora conservano, ma le quasi cento torri costiere del Salento meritano davvero di essere viste.
Come silenziosi guardiani in pietra, imponenti, affacciate sul mare alcune diroccate che sembrano emergere dagli scogli, altre solitarie come nobili in esilio, si rincorrono all’infinito definendo la prima linea difensiva del Mezzogiorno contro le scorrerie dei pirati, dei saraceni e dei turchi.

Aspetto storico
- Le prime torri nel Salento furono erette proprio nel periodo dell’impero romano: altre ne seguirono, costruite nel Medioevo, sotto la dominazione sveva e poi sotto quella angioina. La costruzione delle torri seguiva criteri ben precisi, in quanto dovevano poter comunicare con quelle più vicine, attraverso precisi segnali luminosi messi in atto dalle sentinelle dislocate nelle parti sommitali, al fine di segnalare possibili pericoli provenienti dal mare. La loro ubicazione, inoltre, veniva scelta in modo da avere la migliore visuale possibile anche verso l’entroterra, in modo che dalla fortificazione potessero essere lanciati tempestivamente gli eventuali segnali di allarme.
- Il fenomeno assume però rilievo notevole tra il 1558 ed il 1567, per far fronte alle continue scorrerie. Si realizzano in tutto il Sud 339 torri e nella sola Puglia 96: 16 in Terra di Bari, 80 in terra d’Otranto, un’area molto più vasta, come si sa, rispetto alla attuale Provincia di Lecce.
- Purtroppo la maggior parte di esse presentano tutti i segni del tempo, ma altre sono state oggetto di recupero e restauro e sono state riportate alla luce tutte le loro peculiarità.
Struttura delle torri
- Le torri dell’epoca medievale erano costruite prevalentemente a pianta quadrata, con basamento a scarpa e terrazza sommitale demarcata da merlature con delle feritoie sulle pareti.
- Durante l’epoca rinascimentale le torri assunsero una forma generalmente a pianta circolare, con l’ingresso che spesso veniva posto al piano sopraelevato.
- Alla fine del XV secolo il Regno di Napoli, a fronte dell’intensificarsi degli attacchi, decise di ripristinare e completare il sistema delle torri costiere. Alte, maestose nella severa semplicità delle linee architettoniche si presentano cilindriche e quadrangolari con base troncopiramidale.
- Mancano, almeno nel leccese, quelle a forma stellare o a “cappello di prete” come nel caso di quelle di Torre Santa Sabina e di San Pietro in Bevagna. Le prime, che sono poi le più antiche, erano soprattutto di avvistamento, le seconde avevano scopi anche difensivi ed erano dotate di catapulta, spingarde, colubrine e armi da fuoco: alcune recuperate, sono in ottimo stato di conservazione, altre, purtroppo, in stato di abbandono totale. A volte si tratta di vere e proprie fortezze come la cosiddetta torre delle Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno di cui restano in piedi, oggi, le sole quattro colonne angolari.
Viaggio alla scoperta delle Torri costiere in Puglia
Non esistono dei veri e propri itinerari da scegliere per andare alla scoperta delle torri costiere nel Salento. Molte delle torri si trovano a ridosso di alcuni dei posti di villeggiatura più famosi, altre immerse in oasi suggestive, strette tra natura selvaggia e il tipico mare cristallino che bagna le zone costiere.
Questo inusuale tour delle antiche torri costiere nel Salento è un modo simpatico e diverso per vivere il territorio, per conoscere i luoghi e i paesaggi unici di una Puglia senza tempo, bella e affascinante!
Vi elencherò solo alcune delle più importanti torri che popolano le coste del Salento iniziando dal Gargano fino alla punta del Capo di Leuca risalendo poi fino a Taranto.
Le Torri in provincia di Foggia
In provincia di Foggia le torri costiere si estendono per tutto le coste del Gargano e significative sono quelle erette in territorio del Comune di San Nicandro Garganico: Torre Calarossa, di cui oggi rimane solo qualche rudere e Torre Mileto, costruita su base quadrangolare, imponente come poche altre con i quattro spigoli rivolti verso i punti cardinali, dispone anche di cinque caditoie e una scala in pietra da cui si accede al primo piano.

Le Torri in provincia di Bari
Scendendo verso Bari, una delle più importanti è Torre Calderina, tra Molfetta e Bisceglie, al centro di uno splendido territorio in cui oltre alla macchia mediterranea sono ospitati siti archeologici, ville antiche, trulli, muretti a secco, grotte, liame e spiaggia di ciottoli. In Terra di Bari una delle più suggestive rimane quella di San Vito che prende il nome dalla vicina Abbazia in territorio di Polignano a Mare.
Le Torri in provincia di Taranto
Lunghi arenili di sabbia e un mare cristallino caratterizzano la costa fino al confine con il territorio di Taranto dove si erge Torre Colimena, nel Comune di Manduria, che con le sue caditoie e i segni del ponte levatoio posto a ridosso della scala, fa la guardia alla lunga distesa di spiaggia dorata.
Le Torri in provincia di Brindisi
In provincia di Brindisi, tra le torri meglio conservate troviamo quella di Torre Guaceto all’interno dell’omonimo parco naturale in cui fermarsi a osservare uccelli di passo e stanziali, e l’imponente Torre Santa Sabina sul litorale della cittadina di Carovigno. Meritano una sosta e un ricordo fotografico Torre Specchiolla al confine tra i territori di Brindisi e Lecce, Torre Sant’Andrea a Melendugno e le Torri del Serpe e dell’Orte a Otranto.
Le Torri in provincia di Lecce
- Da San Foca si giunge a Roca Vecchia, già fiorente città messapica e poi attivissimo porto munito di fortezza della quale si conservano i suggestivi ruderi. La torre, anch’essa ridotta a rudere, è del 1568 e presenta il tipico impianto a piramide tronca proprio come Torre dell’Orso nell’omonima località balneare.
- Giunti a Otranto ci si dirige in località L’Orte. Per prima s’incontra la Torre del Serpe di forma cilindrica della quale si è conservata solo un’alta faccia. Più avanti si trovano Masseria dell’Orte e la Torre dell’Orte, una struttura a piramide tronca ampia e bassa che svolgeva la funzione di fortino.
- Riprendendo la litoranea, ci si dirige verso Torre Sant’Emiliano dove una torre tronco-conica domina uno dei tratti più belli del litorale orientale salentino. La litoranea conduce a Porto Badisco e a Santa Cesarea, località difese da Torre Minervino, Torre Specchia di Guardia, Torre Santa Cesarea e l’imponente Torre Miggiano.

- Dalla parte ionica, tra Ugento e la marina di Nardò, si estende la Palude del Capitano, zona umida dove si è costituito un particolare habitat paludoso. A sorvegliare le grotte c’è un gigante cinquecentesco ma ormai quasi ridotto un rudere: Torre Uluzzo, conosciuta come Porto Selvaggio.
- A Santa Maria al Bagno si può ammirare la Torre del Fiume, meglio nota come le “Quattro Colonne”, perché crollate le mura perimetrali di un antico castello.
- Continuando verso Gallipoli, prima di giungere alla Torre del Pizzo, si percorre una delle zone naturalisticamente più interessanti della provincia di Lecce.
- Proseguendo verso sud si incontra Torre Suda, sulla costa a sud di Gallipoli, mentre in territorio di Ugento si trova Torre San Giovanni, una delle località più “in” della costa, dove il paesaggio diventa ancora più suggestivo grazie a una fitta pineta con esemplari di pino d’Aleppo che si protende fin sulla spiaggia.
Più di un centinaio sono i castelli e i palazzi ancora in ottimo stato sparsi nel Salento e alcuni di questi sono dei veri e propri patrimoni artistici di enorme valore storico. Sparsi sulle provincie di Lecce, Taranto e Brindisi, questi castelli sono la prova delle colonizzazioni del passato e della fortificazione necessaria alla difesa delle famiglie più nobili.
Elenchiamo , quindi, i 5 castelli più belli da visitare durante il vostro viaggio nel Salento!
Castello di Gallipoli

A dominare il profilo della città vecchia di Gallipoli è il Castello Angioino Aragonese, l’imponente maniero che si erge nella zona orientale dell’isola che ospita il borgo antico, in prossimità del ponte che lega la parte vecchia della città a quella nuova.
Costruito nel XIII secolo su volere di Carlo I d’Angiò, subì radicali modifiche nel corso del tempo, fino al sedicesimo secolo, quando fu aggiunta anche una quinta torre, che serviva per difendersi dagli attacchi via mare e proteggere l’accesso alla città. É una costruzione fortificata con caratteristiche di alta ingegneria militare che si può visitare oggi. Molto probabilmente gli Angioini e gli Aragonesi apportarono delle sostanziali modifiche al castello di origine romana: la pianta quadrangolare della struttura, munita di tre torrioni e di una torre poligonale, fu quasi completamente isolata da fossati su tutti i lati. Inoltre, nel 1522, si realizzò il Rivellino, ovvero una quinta torre circolare, più bassa e più larga delle altre, in posizione avanzata rispetta alla cinta muraria. Una sorta di avanguardia nel sistema difensivo.
Oggi, l’intero Castello è stato riqualificato e grazie ad un nuovo progetto sono state create aree per la realizzazione di mostre, eventi culturali e piccoli spettacoli teatrali.
Castello Carlo V di Lecce

Il Castello Carlo V di Lecce è la stella di punta del circuito culturale del Salento, rivalorizzato in ogni suo aspetto e funzione e trasformato in una suggestiva scenografia per eventi culturali di vario tipo, dalle mostre artistiche alle manifestazioni enogastronomiche, da centro di divulgazione delle tradizioni e delle ricchezze locali.
Fu Carlo V d’Asburgo a volere la sua costruzione che adesso si trova in pieno centro città nei pressi di Piazza Sant’Oronzo. E’ un edificio grandissimo di forma quadrangolare che ai quattro angoli ha quattro bastioni. Si entra dalla Porta Reale che da l’accesso al cortile interno del Castello. In passato l’edificio aveva una funzione militare, aveva persino un fossato lungo tutto il suo perimetro (oggi il fossato non c’è più) e ancora oggi si possono vedere le postazioni dove c’erano i pezzi di artiglieria. Poi, dal 1870 al 1979 diventò una caserma fino a quando l’Amministrazione Militare lo cedette al Comune di Lecce.
Oggi è uno spazio visitabile in cui si fanno mostre d’arte, convegni e iniziative culturali. Simbolo dell’artigianato artistico locale, la cartapesta è protagonista del museo allestito nel Catello Carlo V. Passeggiando tra le regali sale, si può ammirare una collezione di circa 80 opere realizzate dai maggiori cartapestai locali dal XVIII fino ai giorni nostri. Video, immagini e ricostruzioni di vere “botteghe” rendono la visita ancora più affascinante.
Castello di Copertino

Tra i tanti castelli che fanno bella mostra di sé nel Salento, merita una menzione speciale quello di Copertino, sito in Piazza Castello, un complesso fortificato realizzato negli anni Trenta del 1500 e completato nel 1540 dall’architetto pugliese Evangelista Menga per volontà del marchese Alfonso Granai Castriota. Quest’ultimo era un generale di Carlo V e feudatario della grande contea istituita nel 1266 da Carlo I d’Angiò.
Il castello, a pianta quadrilatera, racchiude al suo interno precedenti costruzioni, tra cui la torre angioina, risalente alla prima struttura. Il maniero, dimora di numerose famiglie nobiliari, è un importantissimo esempio di architettura militare. È circondato da un grande fossato scavato nella roccia e da quattro bastioni agli angoli.
Entrando dal portone in stile rinascimentale si accede al cortile interno, dal quale è possibile ammirare vari corpi di fabbrica, risalenti ad epoche differenti. Sulla destra c’è un portale con timpano che immette nella cappella dedicata a San Marco. La chiesetta, piccola e a pianta rettangolare con volte a botte, ospita le tombe dei marchesi, realizzate dal maestro L. A. Russo e gli affreschi realizzati dal pittore locale Gianserio Strafella.
Al piano superiore si accede tramite una scalinata scoperta che conduce alle stanze del palazzo vecchio, risalenti al 1400 e al 1500. Qui, nelle circa venti stanze che compongono il piano, abitavano i baroni. A metà scala è possibile notare i resti degli affreschi del ‘400 della vecchia cappella della Maddalena.
Il Castello angioino è il protagonista principale per le manifestazioni, eventi di gastronomia, artistici e culturali con artisti nazionali e internazionali.
Castello de’ Monti di Corigliano d’Otranto

Passeggiando per le tante vie del Salento, non potete non visitare il Castello di Corigliano d’Otranto, che rappresenta il modello più compiuto del passaggio delle architetture militari dalle torri quadre a quelle rotonde: ha infatti un impianto quadrangolare con quattro torri angolari, circondato da un profondo fossato.
Ogni torrione presenta lo stemma araldico dei de’ Monti accompagnata dalle raffigurazioni allegoriche delle quattro virtù cardinali e dai bassorilievi di altrettanti Santi sotto la cui protezione è posto ciascun torrione. Guardando la facciata principale, il torrione a sinistra è intitolato a San Michele Arcangelo la cui effigie è affiancata dall’allegoria della fortezza; il torrione a destra è intitolato a Sant’Antonio Abate al quale è affiancata l’allegoria della temperanza. Gli altri torrioni sono intitolati a San Giorgio e a San Giovanni Battista, ai cui bassorilievi sono associate, rispettivamente, le raffigurazioni allegoriche della prudenza e della giustizia.
Venuta meno l’originaria funzione difensiva, alla metà del Seicento il castello fu adattato, secondo la moda del tempo, ad esigenze estetiche e di rappresentatività della famiglia del feudatario, realizzando una facciata barocca sovrapposta alla preesistente.
Oggi è possibile visitare il Castello gratuitamente o a pagamento con guida, ma spesso sono organizzati eventi dalla cooperativa sociale Korianì, come per esempio l’osservazione delle stelle dalle terrazze del Castello.
Castello di Acaya (LE)

A pochi chilometri dalla costa adriatica del Salento, non molto distante da Lecce e Vernole, sorge il villaggio di Acaya, anticamente chiamato Segine, abbracciato da possenti mura in pietra leccese. Si tratta di uno dei castelli costruiti secondo le tecniche militari più rappresentative del Salento.
Oggi il borgo fortificato del Castello di Acaya è un punto di riferimento per numerosi eventi culturali. Molto suggestivo è il corteo storico e palio dei casati, una festa rinascimentale con nobili, dame, cavalieri, magistrati, falconieri, musici e popolani, una rievocazione storica che attira numerosi visitatori.
Il castello interamente costruito in pietra leccese, insieme al borgo fortificato, è legato alla figura di Gian Giacomo d’Acaya, architetto militare di Carlo V, che apportò numerose modifiche nella metà del Cinquecento, tanto che la città cambiò nome in suo onore, da Segine ad Acaya.
Il castello era un tempo interamente circondato da un fossato. Ha due torrioni circolari in pietra leccese e un bastione a punta di lancia a sud-est. Si accede alla fortezza da nord attraverso un androne che immetteva nelle scuderie, al di sotto delle quali vi era un tempo un frantoio ipogeo. Durante i lavori è stato rinvenuto anche un affresco tardo-bizantino, raffigurante motivi religiosi, forse pertinente ad un complesso monastico che ospitava comunità religiose di rito greco. La parte signorile e residenziale si trovava ai piani superiori ed era costituita da sei camere. Nella sala quadrata del bastione si trova un dipinto che rappresenta lo stemma dei re spagnoli.
La chiesa fu riedificata da Gian Giacomo su una medioevale già esistente, fatta costruire da Pietro dell’Acaya nel 1420. Di tale chiesa rimangono, come testimonianza, solo il Campanile e la Sacrestia.
Per concludere, se volete fare un tour dei Castelli presenti in Salento, non potete perdere questi sopra citati.
Tra le tante peculiarità che caratterizzano il paesaggio salentino e la Puglia in generale, ci sono indubbiamente i muretti a secco. Tali muretti regalano a tutti i visitatori uno dei volti più autentici del Salento tale da far capire subito dove ci si trova. I creatori dei “muretti a secco”, i quali tramandarono questa forma d’arte attraverso i secoli, furono certamente i discendenti dei Messapi e dei Neoliti.

In cosa consistono i muretti a secco?
I muretti a secco in Puglia sono costituiti da blocchi di pietra poste una sopra l’altra, incastrate senza l’uso di cemento o altri materiali, e appartengono alle antiche usanze dei contadini. Essi iniziarono ad adoperarli per proteggere le loro coltivazioni dai pascoli, per marcare il confine tra una proprietà e l’altra, come recinto di piccole dimensioni per gli animali, oppure li costruivano lungo la costa per difendere le colture dagli agenti atmosferici.
Queste pietre di dimensione varia venivano ricavate dalla roccia, appositamente frantumata, e venivano allineate per mezzo di tecniche via via più definite, che si tramandavano di padre in figlio nel mestiere del “paritaru” (“parite” in dialetto salentino significa muro).
Nel tempo i muretti hanno avuto una evoluzione e le funzioni che hanno svolto sono innumerevoli. Ci sono i muretti risalenti all’epoca dei messapi con una struttura a blocchi squadrati poggiati orizzontalmente, quelli patrizi che svolgevano il compito di delimitare tenute e poderi appartenuti a casati di gran nome, quelli del volgo, costruiti dallo stesso contadino a delimitazione della piccola proprietà chiamata chisùra.
Tecniche di costruzione
La tecnica di costruzione prevede che la base del muretto sia composta da due file di pietre grosse, a salire poi vengono incastonate le pietre più piccole e, infine, con dei piccoli frammenti di roccia, vengono chiuse le piccole fessure. Lastre di pietra poste di taglio chiudono all’estremità il muretto, una volta raggiunta l’altezza desiderata.
- Vi è una particolarità di muri, chiamati “muri paralupi” costruito per fronteggiare i lupi (un tempo molto frequenti nel nostro territorio).
- I “paretoni” che, in particolare, recintano alcune masserie, presentano un elemento che li differenzia dagli altri muri a secco. La zona terminale del muro è infatti costituita da un cordolo rialzato effettuato con grosse pietre piatte (“cappeddhi”), che sporgono dal muro (verso l’esterno), in modo da impedire agli animali selvatici di arrampicarsi e penetrare all’interno del recinto, là dove ci sono appetitosi animali domestici: conigli, galline, ecc.
Questi ricami di pietra, sono un esempio tangente del connubio uomo-natura: esteticamente, infatti, capita spesso di notare come tra una pietra e l’altra ci sia la presenza di fauna e flora, che sono un importante elemento di diversificazione ecologica e del paesaggio. Il colore della roccia, tendente al bianco, si mischia così al verde, e regalano un piacevole gioco di colori che esprimono la bellezza della terra salentina.
Lecce nota come la “Firenze del sud” è un museo a cielo aperto che incanta i suoi visitatori con l’esuberanza dei suoi tratti architettonici da scoprire poco a poco. Un luogo da vivere a ogni ora del giorno, quando il sole nel suo cammino incrocia la ricchezza dei suoi palazzi e crea un meraviglioso gioco di ricami e decori. Passeggiare per le vie del barocco leccese è un’esperienza musicale, dalle melodie veloci e gli abbellimenti raffinati che compaiono all’improvviso di fronte alle tante manifestazioni e testimonianze di un passato ancora vivo. Difatti, la “Lecce vecchia”, come la chiamavano i suoi originari abitanti, pare una città fuori dal tempo, sospesa tra passato e presente in un’atmosfera molto suggestiva, che ha attirato colti viaggiatori dei più lontani angoli d’Europa.

Lecce: la patria del barocco
Visitare Lecce significa perdersi tra le meraviglie del barocco, lasciandosi incantare dalle chiese e dai palazzi ricamati nella pietra, dai cortili e dai giardini segreti. Passeggiando per le viuzze del centro storico, è possibile notare quanto Lecce pulluli di storia e arte: numerose sono ad esempio le testimonianze d’epoca romana, come l’Anfiteatro e il teatro romano, ma ciò che la caratterizza maggiormente è il suo peculiare stile barocco, ribattezzato “barocco leccese” proprio perché rivisitato in maniera del tutto nuova ed originale.
Tale stile, sviluppatosi nel Seicento sotto la dominazione spagnola, si distingue per gli ornamenti sfarzosi che arricchiscono le facciate degli edifici, decorazioni squisitamente pittoresche realizzate grazie all’impiego della pietra leccese. Il più celebre esempio del barocco leccese è la Basilica di Santa Croce, realizzata tra il XVI secolo e la fine del XVII secolo, rinomata per il suo inconfondibile rosone.
Ad affiancare la maestosa opera un raro esempio di barocco sobrio, l’adiacente ex convento dei Celestini e la Cattedrale dell’Assunta con l’alto campanile che, assieme al Palazzo del Seminario e al Palazzo Arcivescovile, adornano la suggestiva Piazza Duomo, piazza chiusa e cuore pulsante di Lecce, fulcro religioso della città.
Insomma, l’arte barocca si respira in ogni angolo della città, dalle dimore gentilizie alle cornici delle finestre, dalle cappelle ai decorati balconi.
Spostandosi un po’ si trovano, sempre nel centro storico di Lecce, svariate chiese: c’è la chiesa di Santa Irene, di San Matteo, del Carmine e di San Giovanni Battista. Troviamo altri splendidi esempi di Barocco anche nella chiesa delle Alcantarine e in Palazzo Marrese.

Il barocco leccese fuori Lecce
Questo stile dalle forme elaborate, s’infiltra anche nel tessuto urbano di altri centri salentini, oltre i confini di Lecce. Un esempio di Barocco, lo si trova nel centro storico di Gallipoli, dove si trova la Cattedrale di Sant’Agata: quest’ultima ospita, oltre a una facciata ricca ed elegante, anche degli altari in stile barocco, tra cui spicca quello costruito da Cosimo Fanzago. Sempre a Gallipoli non ci si può esimere dal visitare il monastero delle Carmelitane Scalze, anch’esso in stile barocco.
Muovendosi verso sud sulla Lecce – Maglie, dopo pochi chilometri si incontra lo svincolo per Galatina. Questa città è tra i maggiori centri salentini e custodisce diverse realizzazioni barocche di valore. La più importante è la Chiesa Madre, intitolata agli Apostoli Piero e Paolo e realizzata già nel Trecento.
Tantissimi altri esempi sono:
- la chiesa Madre di Francavilla Fontana
- la chiesa di San Domenico
- la Basilica di San Martino a Martina Franca
- la Guglia dell’Immacolata a Nardò
- la chiesa del Crocifisso a Galatone
Se le città di cui abbiamo parlato custodiscono molto del barocco di Terra d’Otranto, dobbiamo però sottolineare che questa forma d’arte architettonica riuscì ad affermarsi anche in molti degli altri centri locali, compreso il basso Salento fino a Santa Maria di Leuca. Alcune testimonianze che citiamo sono la chiesa parrocchiale di Lequile, la chiesa dell’Immacolata di Cutrofiano, la chiesa madre di Castrì e quella di Tricase, ma gli esempi sono troppi per poterli elencare tutti. Anche i più piccoli paesi possono spesso vantare un loro monumento o palazzo barocco.
Lo stile barocco e i suoi colori sono una delle peculiarità del Salento e, pertanto, si è richiesto che le città salentine di Lecce e Gallipoli, capitali del Barocco, diventino Patrimonio Dell’Umanità dell’Unesco.