Cupeta salentina: La ricetta

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La Cupeta salentina è un croccante di mandorle di origine araba, passato in Italia tramite la Sicilia con il suo famoso dolce la “cubaita” che prende a sua volta il nome dal dolce arabo “qubbaita”, dolci entrambi molto simili alla nostra ricetta odierna. Con la nuova stagione, pulluleranno le sagre e feste di piazza alle quali non potrà mancare il profumo di mandorla tostata e zucchero, mantecati con maestria dai cupetari ambulanti. Nei loro lucenti negozi mobili, gli artigiani della cupeta, preparano sotto gli occhi di tutti questo dolce croccantissimo con le attrezzature di una volta. Il momento in cui la cupeta ambrata al punto giusto viene versata sul marmo è davvero magico, è proprio lì che si esprime tutta la maestria di questi artigiani. Con le loro abili mani distendono, il composto, con movimenti lenti e graziosi prima di passare poi al taglio e alla vendita. Insomma, dove c’è cupeta, c’è sapore di festa! 

cupeta salentina
cupeta salentina ©margouillatphotos via Canva

Come preparare la Cupeta salentina:

Ingredienti (per 10 porzioni):

500 g di mandorle
350 g di zucchero
il succo di 1/2 limone
1 limone non trattato intero (e/o un’arancia)
1 bustina di vanillina
acqua qb

Procedimento:

  1. Immergete le mandorle in acqua bollente per pochi minuti;
  2. Lasciate raffreddare un pò e togliete la buccia. La pelle si toglierà senza alcun problema; basta “pinzzare” leggermente le mandorle. Sciacquatele per bene con dell’acqua fredda per eliminare eventuali impurità e asciugatele.
  3. Tagliuzzate grossolanamente una piccola parte (circa un quarto) delle mandorle con un coltello e lasciate le altre intere;
  4. Infornate e fate leggermente tostare le mandorle (in forno già caldo per 5 min a 180°). Una volta sfornate le mandorle saranno quindi ben asciutte senza essere abbrustolite
  5. Nel frattempo, preparate una teglia inumidendone il fondo con olio d’oliva;
  6. Stendeteci un foglio di carta forno e spennellatelo con olio d’oliva;
  7. Grattugiate la buccia di un limone (e/o arancia), insaporirà la cupeta ancora di più
  8. Versate lo zucchero e la vanillina in una pentola dal fondo spesso, unendo il succo di mezzo limone e un cucchiaio d’acqua;
  9. Fate sciogliere lo zucchero a fuoco basso mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Considerate comunque dai 15 ai 20 min di cottura
  10. Appena lo zucchero inizia ad imbiondire (deve raggiungere un colore dal dorato all’ambrato, mai troppo scuro!!!) e prende la consistenza dell’olio d’oliva, il caramello è pronto. Eccovi di seguito, un po’ di foto per illustrarvi lo stato di avanzamento della cottura del caramello.
  11. Quando lo zucchero è dorato e inizia a fare delle piccole bolle, aggiungete le mandorle (sempre mescolando) e spegnete i fornelli
  12. Versate velocemente il composto sulla carta forno (attenzione! non bruciatevi il composto sarà bollente – circa 140°!!
  13. Date la forma che desiderate al croccante (in teoria, livellate portando il composto a 1/2 cm di spessore) aiutatevi con una spatola in inox o altro;
  14. Fate raffreddare (mezz’ora – un’ora) e tagliate a quadretti o a rombi quando è ancora tiepido. Noi onestamente, preferiamo tagliarlo grossolanamente con le dita;
  15. Fate raffreddare completamente il composto prima di servirlo (circa 4 ore)! La cupeta va conservata in luogo fresco e asciutto (d’estate, meglio in frigo). Condividi la ricetta della cupeta salentina con i tuoi amici e/o parenti!

Le cozze sono un ingrediente molto utilizzato nella cucina tipica pugliese: vengono impiegate in primi piatti, in secondi gustosi o ancora in ricchi antipasti. Un esempio di antipasto (o secondo) in cui vengono usate sono le cozze arraganate pugliesi (cioè gratinate), un piatto che in tutta la Puglia viene fatto con piccole varianti ma in ogni caso sempre molto apprezzato. In salentino questo piatto è chiamato “cozze racanate”.

Per la ricetta delle cozze arraganate, oltre alle cozze (che vanno aperte a crudo) sono necessari pochi semplici ingredienti per un antipasto di sicuro effetto e facile da preparare.

Cozze arraganate
Cozze arraganate ©valeriopardi via Canva

Ingredienti:

  • 1 kg di cozze
  • 2 uova
  • 100 g di pecorino grattugiato
  • 200 g di pangrattato (o pane raffermo sbriciolato)
  • un ciuffo di prezzemolo
  • 1 spicchio d’aglio
  • vino bianco q.b.
  • olio extravergine d’oliva q.b.
  • pepe q.b.

Procedimento:

  1. Per prima cosa, lavare accuratamente le cozze sotto l’acqua corrente e pulirle, quindi aprirle a metà con un coltello ed eliminare la valva superiore.
  2. Posizionare tutte le cozze in una teglia da forno, una accanto all’altra, e cospargere sopra un filo d’olio extravergine d’oliva.
  3. A parte, sbattere l’uovo con il pecorino, il pepe e il prezzemolo e versarlo sopra le cozze.
  4. Prima di infornare, cospargere sopra le cozze il pangrattato, altro aglio e l’olio.
  5. Infornare per 20 minuti a 200° e, a metà cottura, sfumare con un po’ di vino bianco.

Ci si accorgerà che il piatto è pronto quando le cozze avranno assunto un bel colorito dorato.

Varianti delle cozze arraganate

Per una variante ancora più ricca delle cozze arraganate, è possibile aggiungervi anche della passata di pomodoro.

Gli ingredienti per questa variante sono:

  • 2 kg di cozze
  • 150 g di mollica di pane
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • un ciuffo di prezzemolo
  • 1 spicchio d’aglio
  • un cucchiaino di origano
  • tre cucchiai di passata di pomodoro
  • olio extravergine d’oliva q.b.
  • sale q.b.
  • pepe q.b.

Procedimento:

  1. Per prima cosa, lavare accuratamente le cozze sotto l’acqua corrente e aprirle a crudo.
  2. Versare in una teglia due cucchiai di acqua salata, quindi adagiare uno strato di cozze.
  3. A parte, preparare la passata di pomodoro aggiungendo la mollica di pane, il prezzemolo, l’aglio, l’origano, l’olio, il sale e il pepe.
  4. Versare questo composto sulle cozze, quindi cospargere un filo d’olio.
  5. Cuocere in forno caldo a 200° per 10-15 minuti e a metà cottura sfumare con del vino bianco.

Condividi la ricetta della cozze arraganate pugliesi con i tuoi amici e/o parenti.

Tante sono le ricette della tradizione natalizia pugliese ma sicuramente fra i più gustosi e apprezzati ci sono le cartellate, un dolce che presenta delle piccole varianti a seconda della parte della regione in cui si preparano. Le cartellate pugliesi sono un dolce fritto e croccante dalla forma simile a dei nastri arrotolati o delle rose che possono essere ricoperte con miele o vincotto ma sono buonissime anche gustate da sole, se lo si preferisce. Riunirsi in famiglia per prepararle tutti insieme è un rito diffuso in molte case: un’occasione per incontrarsi e tramandare anche alle generazioni più giovani, una ricetta che non tramonta mai e di cui si hanno testimonianze sin dai tempi degli antichi greci e degli antichi romani e che a Bari è comparso in un resoconto del banchetto matrimoniale di Bona Sforza del 1517. Nella ricetta delle cartellate pugliesi ci sono pochi e semplici ingredienti: farina, olio, vino bianco, per ottenere un dolce semplice ma gustoso che accompagnerà i fine pasto delle festività natalizie.

Cartellate pugliesi
Cartellate pugliesi ©Sabino Parente via Canva

La ricetta originale delle cartellate pugliesi

Per la ricetta delle cartellate pugliesi occorrono:

  • 1 kg di farina
  • 200 g di olio di oliva
  • 200 g di vino bianco
  • Sale q.b.
  • 1 lt di olio di semi d’arachidi
  • vincotto di vino o di fichi o miele

Procedimento per preparare le cartellate

  1. Per prima cosa lascia intiepidire l’olio di oliva e il vino bianco in un pentolino a fiamma bassa quindi, una volta intiepidito, aggiungi questo composto in una ciotola a cui aggiungere un pizzico di sale e la farina setacciata.
  2. A questo punto, impasta il composto a mano oppure con un impastatore elettrico e, se ti rendi conto che l’impasto lo richiede, aggiungi dell’altro vino bianco. Il risultato deve essere un composto liscio ed omogeneo che farai riposare per circa un’ora.
  3. Trascorso questo tempo, con l’aiuto di un matterello rendi sottile l’impasto e taglia delle strisce di 2 cm di larghezza servendoti di una rotella dentellata.
  4. Attorciglia le strisce di pasta su sé stesse per ottenere la forma tipica a corona delle cartellate e lasciale riposare per una notte.
  5. A questo punto si può procedere con la frittura in un litro di olio di semi di arachidi: le cartellate sono pronte quando avranno assunto un bel colorito dorato.
  6. Per la decorazione, fai scaldare il vincotto in un pentolino per qualche minuto, quindi immergi le cartellate. Per il miele, invece, sarà sufficiente cospargere le cartellate aiutandosi con un cucchiaio. A piacere si può spolverare sulla superficie un po’ di cannella, zucchero o scaglie di cioccolato.
Cartellate pugliesi
Cartellate pugliesi ©Clemarca via Canva

Curiosità sulle cartellate

L’etimologia della parola cartellate potrebbe rimandare alla parola “carta” o “incartellare” (cioè “incartocciare”) oppure provenire dalla parola greca “kartallos” cioè cesto a forma puntuta.

Le cartellate hanno diversi nomi a seconda dei posti in cui si preparano: a Bari, ad esempio, sono dette “carteddate” o “scartilléte” ma anche “péttue”, “chelustre” o “sfringioli”. A Gravina in Puglia sono chiamate “chiòsere” mentre nel Salento “cartiddate”. In provincia di Foggia, a Lucera sono dette “crùstele”, a Torremaggiore “névele”, a San Giovanni Rotondo “carangi”.

Come si può resistere ad un friabile involucro di pasta lievitata fritta che racchiude un goloso ripieno di pomodoro e fior di latte? Passeggiando per le strade di Lecce e Gallipoli non si può non imbattersi in qualche vetrina di qualche rosticceria in cui vengono messi in bella mostra i calzoni, questi straordinari manicaretti da gustare anche durante una passeggiata o durante la sosta al tavolino di un bar. La ricetta del calzone pugliese è una delle più replicate in Italia, per questo noi vogliamo condividiamo con voi quella originale.

calzone fritto salentino
Calzone fritto salentino

Eccovi di seguito la ricetta del Calzone pugliese

Ingredienti per circa 15 calzoni:

  • 500 g di farina tipo “00”
  • 80 ml di latte
  • 150 ml di acqua
  • 25 g di lievito di birra
  • 10 g di sale
  • 10 g di zucchero
  • 40 g di strutto

Per il ripieno:

  • un tuorlo d’uovo
  • mozzarella fior di latte
  • salsa di pomodoro
  • olio extravergine d’oliva
  • sale
  • origano
  • olio di semi di girasole per friggere

Preparazione:

  • Per preparare l’ impasto dei calzoni, su una spianatoia setacciate la farina a fontana insieme al sale; nel frattempo mettete a riscaldare leggermente il latte e l’acqua insieme: dovranno essere tiepidi.
  • Unite all’interno lo zucchero e il lievito e poi cominciate ad incorporare man mano alla farina, impastando continuamente. A questo punto aggiungete anche lo strutto continuando sempre a lavorare il composto fino a che non diventerà compatto. Cospargete l’impasto con dell’olio d’oliva e lasciatelo lievitare in una ciotola fino a che non sarà raddoppiato di volume (ci vorranno all’incirca dalle 3 alle 5 ore)
  • Nel frattempo, preparate il ripieno. Tagliate la mozzarella a cubetti molto piccoli e in una ciotola mescolate insieme la mozzarella e la passata di pomodoro; salate e insaporite con l’origano. A lievitazione ultimata, riprendete l’impasto e ricavate da questo all’incirca 15 palline che andrete a stendere con il mattarello fino a far raggiungere ad ognuna di queste il diametro di 13 – 15 cm e lo spessore di circa 3 mm.
  • Farcite ora il centro di ogni disco con il ripieno di passata di pomodoro e mozzarella che avete precedentemente preparato, sigillate i bordi dell’impasto con il tuorlo d’uovo sbattuto, chiudetelo a metà, formando così una mezzaluna e schiacciate bene sui bordi con le dita, per evitare che il calzone si apra durante la cottura e fuoriesca il ripieno.
  • Lasciate lievitare per un’altra ora i calzoni e poi friggeteli in una pentola con abbondante olio bollente, fino a che non saranno diventati di un bel colore dorato. Scolateli su carta assorbente e serviteli caldi! Non vi è venuta l’acquolina? Buon appetito!

Il caffè in Italia è una vera e propria arte, rappresenta la pausa perfetta e un’occasione di socialità a cui difficilmente riusciamo a rinunciare. Oltre al famoso caffè napoletano, anche il caffè leccese ha la sua fama e quasi sicuramente chi si trova a visitare il Salento assaggia questo gustoso caffè con latte di mandorle. Nella ricetta del caffè leccese, infatti, oltre al caffè si utilizza il latte di mandorle, una bevanda che sempre più persone, non solo gli intolleranti al lattosio, amano gustare.

caffè leccese
caffè leccese ©Neyya via Canva

Preparazione

  • Si inizia con il preparare il caffè nella moka o nella macchina per l’espresso: l’importante è che si tratti di una miscela di buona qualità perché tutto parte da qui.
  • Poi si passa al ghiaccio che è un altro simbolo di questo caffè. In un bicchiere capiente aggiungere qualche cubetto di ghiaccio, quindi il caffè appena preparato. Infine, aggiungere il latte di mandorle (in genere possono bastare due cucchiaini per non coprire troppo il gusto del caffè).
  • Esiste anche la versione “soffiata” del caffè leccese che consiste nell’utilizzare il getto di vapore della macchina elettrica per caffè per montare il caffè insieme al latte di mandorle.

Si può gustare da solo oppure accompagnato da un dolcetto come un pasticciotto leccese.

Curiosità e origini del caffè leccese

Il caffè leccese nasce a metà del ‘900 ad opera di Antonio Quarta, un componente della famiglia di torrefattori salentini Quarta.

Questa bevanda però esiste anche nel resto del mondo con alcune varianti: c’è la “Cà Phê Đá” del Vietnam realizzata con caffè, ghiaccio e latte condensato.

In Sud America, invece, esiste una bevanda tipica chiamata “Cafè Helado” preparata con caffè, crema chantilly, cannella, semi di bacca di vaniglia, dulce de leche e frutta secca (una variante un bel po’ più sostanziosa del caffè leccese).

Qualsiasi sia la vostra versione, bere il caffé é sicuramente un’occasione di convivialità e socialità. Condividi questa ricetta con i tuoi più cari amici e parenti!

Tra le diverse specialità casearie che contribuiscono indubbiamente a rendere importante e famoso il nome della Puglia in Italia e all’estero, troviamo un vero e proprio classico di questa regione del Mezzogiorno, vale a dire, la burrata pugliese. Sebbene sia prodotta anche nella vicina Basilicata, si può ritenere che la più nota burrata sia quella di Andria. Qui, la burrata ha pure ottenuto l’indicazione geografica protetta (IGP), alla quale si affiancano altre varianti tanto della Murgia quanto di altre aree pugliesi.

burrata pugliese
burrata pugliese ©StudioP via Canva

Il suo nome potrebbe far pensare al burro, tuttavia, non ci si deve lasciare trarre in inganno in questo senso: la burrata pugliese è ottenuta da latte vaccino, e si contraddistingue per la sua consistenza decisamente più morbida e anche caratterizzata da una componente filamentosa. È quindi la natura morbida ad essere richiamata tramite il nome di questo formaggio. All’interno della stessa burrata troviamo l’altrettanto famosa stracciatella, costituita da mozzarella sfilacciata e da panna fresca artigianale, mentre l’involucro esterno è costituito dalla pasta filata. Questo formaggio si caratterizza anche per il suo aspetto che ricorda un sacchetto, considerando come sia presente un nodo a racchiudere tutta questa bontà.

Le origini della burrata pugliese

Si potrebbe pensare che l’origine di questa specialità pugliese sia da ricercare in un passato molto lontano: invece, la burrata è nata nel 1956. Quell’anno fu contraddistinto da nevicate straordinarie nelle Murge, e proprio nell’area compresa tra Andria e Castel del Monte, Lorenzo Bianchino, attivo a quel tempo presso la masseria Piana Padula, ebbe un’intuizione geniale. Con le strade innevate, quest’ultimo decise di replicare quanto fatto con le manteche, un altro formaggio famoso, con la burrata, vale a dire, conservare la stracciatella all’interno di una sorta di sacchetto preparato con la pasta di mozzarella. Per evitare quindi che il latte e i suoi preziosi derivati fossero irrimediabilmente gettati a causa delle difficoltà di approvvigionamento della città, il signor Bianchino inventò un nuovo tipo di formaggio, che divenne poi famoso nel nostro paese e quindi anche nel resto del mondo.

La preparazione

Questo tipico formaggio pugliese viene prodotto su tutto l’arco dell’anno, seguendo delle modalità di preparazione di tipo artigianale, che lo rendono uno degli esempi più significativi dell’arte casearia di questa regione del Mezzogiorno.

  • Per prima cosa, si procede ad innalzare la temperatura del latte crudo fino a 35-37 gradi.
  • In seguito, lo stesso latte viene lasciato fermentare naturalmente con fermenti ad hoc, oppure, con acido citrico o lattico. La fermentazione termina al raggiungimento di un pH compreso tra 6.1 e 6.2.
  • A questo punto, la preparazione procede tramite il processo di coagulazione, tramite l’impiego di caglio, che deve avvenire in alcuni minuti.
  • A questo punto, si rompe la cagliata e sia lascia riposare il prodotto ottenuto perché il siero possa sgrondare.
  • Quindi subentra il processo di filatura, tramite acqua bollente (talvolta salata).
  • Dopo la lavorazione, la pasta filata deve essere sfilacciata per essere unita alla panna liquida, per preparare la stracciatella, che rappresenta il cuore della burrata.
  • Una parte della pasta filata viene quindi sfruttata a questo punto per creare i caratteristici “sacchetti”.

Per assaporare nel migliore dei modi questo formaggio pugliese, dovrete accertarvi della freschezza della vostra burrata. Non è infatti di facile reperibilità in ragione delle difficoltà nel trasporto. Un buon abbinamento è rappresentato dalla consumazione con i pomodori, avendo cura di servire la burrata con un leggero filo di olio extravergine di oliva. Un’altra maniera di assaporare questa specialità pugliese è sicuramente in delicate bruschette, oppure torte salate, piatti di pasta e involtini.

Le bombette pugliesi sono dei piccoli (3-5 centimetri) involtini di carne fatti con delle fettine di capocollo (coppa di maiale) arrotolate su sé stesse, condite a seconda dei gusti, infilzate nel classico spiedo sottile e arrostite. Generalmente sono ripiene di pezzetti di formaggio canestrato pugliese, sale, pepe e a volte prezzemolo.

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Bombette pugliesi

Il termine “bombette” è chiaro circa l’esplosione di gusto che avviene nel gustarle. Le origini di questa preparazione, pezzo importantissimo della tradizione alimentare pugliese, risalgono agli anni ’60 quando alcune macellerie locali cominciarono a proporle come cibo cotto al momento e da consumarsi anche in loco, in un ambiente pubblico che diventava quasi familiare quando, assieme alle carni del banco scelte sul momento, si accompagnava il pasto con del buon vino rosso. Da allora la loro fama le ha rese ricercate ed amate da tutti. Le bombette sono generalmente cotte alla griglia o nei classici fornelli di cui alcune macellerie sono ancora dotate. Servite spesso come cibo da strada, si accompagnano ottimamente con una buona fetta di pane locale.

Le bombette sono tipiche delle macellerie e bracerie (dal tradizionale metodo di cottura) di Bari, Brindisi e Taranto, città nelle quali è facile poterle consumare appena arrostite, o acquistarle per poi cuocerle a casa. In molti associano l’origine geografica di questa specialità al territorio della Valle d’Itria e si sostiene che al di fuori dei confini pugliesi, le bombette siano quasi sconosciute.

Varianti delle bombette pugliesi

Le tradizionali bombette pugliesi sono ripiene quindi di pecorino o caciocavallo e condite con poco prezzemolo. Tuttavia ne esistono diverse varianti sparse sul territorio della Puglia e di altre regioni limitrofe, ricette custodite da ogni singolo macellaio che rivendica la propria maestria proponendo la propria bombetta “della casa”. Tra le più diffuse vi sono quelle senza “ripieno”, semplicemente condite con sale e pepe, oppure quelle avvolte con fettine di pancetta; altre versioni contemplano l’aggiunta del prosciutto cotto o della carne trita al ripieno di formaggio, fino ad arrivare a quelle piccanti.

Il biscotto di Ceglie (in dialetto salentino “U Pesquet”) è un tipico biscotto di Ceglie Messapica, una città in provincia di Brindisi. È una ricetta che fa parte della tradizione contadina, infatti si racconta che durante i matrimoni o i banchetti più importanti, venissero preparati questi biscotti da offrire agli invitati. Sono preparati con le mandorle, frutti locali molto utilizzati nella cucina, e ripieni di marmellata: proprio per questo, è possibile trovarli nei forni del paese con marmellata di uva, ciliegia, fichi o mele cotogne. Ma il biscotto cegliese si può preparare anche in casa, utilizzando semplici ingredienti per ottenere dei dolcetti dal gusto e dal profumo delizioso. Sono perfetti per accompagnare il te o per fare merenda ma anche da regalare a chi si ama. Tanta è la bontà di questi biscotti che è stato loro conferito il riconoscimento di Presidio Slow Food.

Biscotto di Ceglie Messapica
Biscotto di Ceglie Messapica

Come preparare il biscotto di Ceglie

La ricetta del biscotto di Ceglie si tramanda di generazione in generazione, una preparazione a base di ingredienti genuini molto facile da realizzare in casa.

Ingredienti:

  • 1 kg di mandorle tostate
  • 150 g di marmellata (a piacere)
  • 500 g di zucchero semolato
  • 4 uova intere
  • 1 limone
  • 50 g miele
  • 10 ml di rosolio di agrumi (un tipico liquore a base di alcol, acqua, zucchero e agrumi come limone, bergamotto, cedro e mandarino).

Procedimento:

  1. Tostare le mandorle in forno, quindi macinarle tagliandole in pezzettini grossolani (fare attenzione a non ridurle in farina).
  • Impastare le mandorle con zucchero, miele, buccia di limone grattugiata, uova, aggiungendo a poco a poco anche il rosolio di agrumi, fino ad ottenere un impasto omogeneo e non appiccicoso.
  • Stendere l’impasto sulla carta da forno e, su un bordo, spalmarci la marmellata; quindi richiudere, ripiegando la striscia, lasciando la confettura nel centro.
  • Con un coltello realizzare i biscotti a forma irregolare (come dei cubetti di circa 4 cm) e disporli su una teglia rivestita da carta da forno.
  • Cuocere per 15-20 minuti in forno preriscaldato a 160-180°.

Se si gradisce, una volta cotti, i biscotti di Ceglie possono essere ricoperti con una glassa fatta di zucchero e cacao, chiamata “Gileppo”. Per prepararla occorrono:

  • 1 l di acqua
  • 1 kg di zucchero
  • 100 g di cacao amaro

In una pentola aggiungere l’acqua con lo zucchero e far cuocere fino a che quest’ultimo non fili. Far raffreddare mescolando fino a che la crema non diventi bianca. Far sciogliere la glassa a bagnomaria, aggiungere il cacao e mescolare bene fino a che diventi una glassa con cui glassare i biscotti di Ceglie.

Il Salento possiede alcune delle più belle masserie, molto antiche e immerse nel silenzio della campagna, che si sono trasformate in aziende di produzione bio, circondate dagli alberi di ulivi. Tra queste, l’Agriturismo Torrevecchia ne è un’esempio.

Agriturismo Torrevecchia
Agriturismo Torrevecchia San Pancrazio Salentino

Il loro fascino è indiscutibile, non solo spiagge e mare stupendi, ma anche passeggiate tra gli ulivi e degustazione di cibi genuini. Natura, archeologia e architettura si sono mescolate per dare origine a un paradiso in terra, in cui passeggiare lungo antichi sentieri e venire a contatto con la bellezza della natura ti porta a rivivere un passato che spesso dimentichiamo.

Le masserie in Puglia erano aziende agricole fortificate, oggi invece, meravigliosamente ristrutturate, sono diventate una meta alternativa per il turismo e per una vacanza diversa orientata al relax e al legame con il territorio. Quest’ultimo, per alcune di esse, è diventato simbiotico: è il caso delle bio masserie, come l’Agriturismo Torrevecchia.

La masseria

Mentre mi dirigevo verso la loro struttura, situata in periferia, appena qualche chilometro fuori da San Pancrazio Sal. no (BR), sulla via per Avetrana, mi sono presa un po’ di tempo per godermi la tranquillità, quasi travolgente, che emanava il paesaggio e la sua infinita bellezza: non potevo far altro che ammirare il calore della pietra dei muretti a secco dei piccoli sentieri e i colori tenui della campagna circostante, contribuendo a creare un’atmosfera di tranquillità e relax, immergendo i sensi nella pace della natura incontaminata.

Interni Agriturismo Torrevecchia
Interni Agriturismo Torrevecchia

Non appena si varca la soglia di ingresso della struttura, non puoi far altro che notare l’immensa distesa di terreno, 200 ettari. I proprietari sono già sul posto, intenti a prendersi cura dei vigneti, degli uliveti, orti, frutteti, delle produzioni cerealicole, degli allevamenti di ovini, bovini, caprini e animali da bassa corte, della meravigliosa serra florovivaistica e dei giardini. Ad accogliere gli ospiti con tanta cortesia e gentilezza c’è Chiara, figlia dei proprietari, che mi ha raccontato la storia dell’agriturismo.

Le stanze dell’Agriturismo Torrevecchia

Torrevecchia è una tipica e straordinaria costruzione rurale, simbolo e monumento della civiltà contadina risalente al 1300, sebbene documentazioni dimostrano l’esistenza sin dal 1275, inoltre nell’opera di restauro si è prestato grande attenzione affinché il pavimento con le sue “chianche” tipiche del Salento e le imponenti pareti di pietra tufacea impreziosite dalle volte a botte e a stella, riportassero alla luce l’autentica atmosfera dei tempi antichi.

Camera Agriturismo Torrevecchia
Camera Agriturismo Torrevecchia

Testimoni, sono le camere e le grandi sale del ristorante, la quale all’interno custodiscono oggetti veri e autentici in legno, ferro battuto e ceramiche di inestimabile valore.

L’originario camino dalle grandi dimensioni, presente all’ingresso della masseria, accoglie gli ospiti accompagnandoli nel cuore dell’antica dimora. Affacciate sulla vecchia “corte”, le antiche stanze destinate ai “massari”: coloro che lavoravano e risiedevano presso la stessa masseria, sono diventate delle ampie e confortevoli camere da letto, per garantire il giusto comfort senza però sacrificare lo stile tradizionale del luogo. Mentre, immerse nel verde, affacciate sulla grande piscina, troverete le nuove camere dai colori pastello. L’Agriturismo Torrevecchia offre la possibilità di scegliere la tipologia di alloggio che più rispecchia le esigenze dei suoi ospiti.

A disposizione, una bellissima piscina semiolimpionica che domina il verde del posto, aperta da giugno sino alla prima settimana di settembre. Potrete vivere esperienze di relax e aggregazione a bordo vasca, magari degustando un bicchiere di buon vino della casa! Durante le belle giornate potrete prendere il sole sull’ampia terrazza-solarium, attrezzata con lettini ed ombrelloni o noleggiare bici per godere del panorama. Nella zona, a pochi metri, un’antica cripta chiamata “Grotta dell’angelo” risalente al VII sec d. C. con funzione sacra, ricca di affreschi bizantini, dona alla struttura un tocco artistico-culturale.

I prodotti della masseria

Sono stata poi, invitata da Chiara a fare un tour nei posti dove tutto prende vita: vedere gli animali ben curati all’interno delle loro stalle e lasciati liberi, mi ha fatto capire quanto significhi per loro agire nel rispetto della natura e nell’autenticità del prodotto. É proprio da qui, che nascono quei prodotti freschi: dal cacio ricotta alla “giuncata”, la ricotta “forte” e a seguire i formaggi freschi, il pecorino dal gusto più deciso, sino ad arrivare al “primo sale” ed altri ancora…

Prodotti Agriturismo Torrevecchia
Prodotti Agriturismo Torrevecchia

La freschezza degli ortaggi colti direttamente dall’orto che, seguendo la stagionalità, si alternano nei campi, la varietà dei formaggi tipici, le carni degli allevamenti assieme all’olio evo con annesso frantoio, il Negroamaro e il Primitivo di loro produzione e la pasta di “grano duro”, costituiscono gli ingredienti principe della nostra cucina.

Al mattino, sei inebriato da un’esplosione di profumi che ti conducono nella sala adibita per la colazione. Qui una lunga tavolata ben curata e studiata nei minimi dettagli, offre agli ospiti, cereali, frise, taralli, gustose marmellate, accompagnate dalle fragranti torte appena sfornate e dai biscotti preparati seguendo le tradizionali ricette di famiglia. A seguire il profumo del latte fresco di mucca, ingrediente magico per un caldo e cremoso cappuccino.

All’ interno della struttura, si organizzano dei laboratori didattici, il quale si invitano i piccoli ospiti a conoscere la vita nei campi e della masseria, per un contatto diretto con gli animali, le colture, gli spazi aperti e le tradizioni rurali dense di emozioni.

Un viaggio alla scoperta della vita nel mondo contadino all’insegna della gioia e del rispetto dei tempi della natura.

L’agriturismo Torrevecchia garantisce un soggiorno rilassante, immersi nella tranquillità della campagna salentina, tra esperienze enogastronomiche e realtà culturali tutte da scoprire!

Oggi vorrei portarvi nel silenzio dell’entroterra salentina, in un posto tranquillo nel verde per godere al massimo di questo momento. Immerso nella natura dei caldi colori della campagna salentina, sorge il B&B Borgo Fiore Country House, circondato da maestosi e secolari uliveti alternati da vigneti e alberi da frutto; un’oasi di pace e di tranquillità, un luogo protetto dal traffico e dalla frenesia.

Situato in un’area strategica, a pochissimi chilometri da Lecce, il B&B permette ai suoi ospiti di raggiungere i principali centri artistici comodamente.

Esterno B&B Borgo Fiore Country House
Esterno B&B Borgo Fiore Country House

Borgo Fiore Country House: la struttura

L’antico borgo nasce dal recupero e dal restauro di una antica casa di campagna, del quale sono stati conservati i materiali autentici e parte della originaria struttura caratterizzata da camere calde ed accoglienti, un ampio salone con camino, soffitti con travi a vista, muri e pavimenti in pietra originale che risalgono al ‘900. L’edificio trasmette così tutto il fascino della tradizione, conservando un sapore rustico e antico, anche se provvisto di tutti i comfort moderni.

Sala comune esterna B&B Borgo Fiore Country House
Sala comune esterna B&B Borgo Fiore Country House

La struttura è dotata di ampio parcheggio privato ed esterno, il quale potrete lasciare senza problemi il vostro mezzo di trasporto. Una volta arrivati, ci si entra attraverso una piccola porticina, e da lì sarete ammaliati dalla varietà di colori che dipingono questo grande giardino, arricchito da alberi e da piante ornamentali, nel quale sarà possibile rilassarvi e prendere il sole nella più assoluta tranquillità e riservatezza e godervi un rinfrescante bagno nella favolosa piscina, dove far giocare i bambini in tutta sicurezza. L’ampio portico vi accoglierà nella sala grande adibita alla colazione, ma anche nelle camere strutturate nelle varie zone della casa.

I servizi offerti

Il B&B comprende 13 camere, matrimoniali, doppie, triple e camera famiglia in grado di ospitare 4/5 persone. Tutte le stanze sono luminose ed accoglienti e dispongono di servizi privati con doccia, tv e rete wi-fi gratuita, ognuno arredato con un gusto tipicamente salentino.

Camera B&B Borgo Fiore Country House
Camera B&B Borgo Fiore Country House

Il momento più importante è quello della colazione, che si serve di prodotti nostrani direttamente fatti in casa, dal sapore unico e genuino. Il buffet viene servito nella sala grande della casa rurale o all’aperto, sotto il portico, dove potrete rilassarvi, godendo di una fantastica vista sulla campagna circostante. Le specialità? Vari tipi di ciambelle, crostate, dolci e biscotti, l’immancabile pasticciotto salentino, nonché ottimi croissant e cappuccini oltre che caffè, succhi di frutta, marmellate, nutella, miele, pane e fette biscottate.

Inoltre, il borgo è provvisto di una piccola cantina di produzione propria, con la possibilità di sorseggiare un buon vino della casa; un inscindibile rapporto tra prodotti di qualità e vino, che rende omaggio a questa meravigliosa terra.

Piscina B&B Borgo Fiore Country House
Piscina B&B Borgo Fiore Country House

Scegliendo Borgo Fiore Country House si ha il vantaggio di trovarsi in zone verdi e incontaminate, prive del caos e dell’inquinamento presente nella maggior parte delle spiagge o delle piscine pubbliche. Inoltre, si respira un’atmosfera di autentica ospitalità e accoglienza familiare, adatto per vacanze ecologiche e sostenibili, di chi ama il mangiare sano e tradizionale, di chi ha bimbi e di chi vuole rilassarsi!